giovedì 30 dicembre 2010

LA DISTORSIONE DELLA CAVIGLIA IN AMBITO SPORTIVO



Dott.Francesco Daveri - Coach A.T.S.


"Una caviglia lesa e instabile rappresenta il presupposto di distorsioni recidivanti, si comprende quindi l’importanza di una buona rieducazione dopo un episodio distorsivo"
In Italia si stimano circa 50000 traumi distorsivi alla caviglia al giorno, questo significa che è uno dei traumi più comuni negli sport e nelle attività ricreative.

La distorsione alla caviglia è il più frequente trauma muscolo-scheletrico dell’arto inferiore. Gli sport dove questo trauma è più frequente, in ordine crescente, sono: pallavolo (56%), basket (55%), calcio (51%)e la corsa di resistenza(40%).
Nella distorsione alla caviglia quasi sempre rimane un dolore residuo abbastanza significativo che comporta una limitazione funzionale. Anche dopo che il trauma è stato curato si ha una percentuale variabile di pazienti, che va dal 10% al 30%, che lamentano una sintomatologia cronica caratterizzata da sinoviti, tendinopatie, rigidità, aumento di volume, dolore ed insufficienza muscolare, associati o meno ad instabilità del collo del piede con difficoltà a deambulare su terreni irregolari o episodi distorsivi recidivanti, a prescindere dal trattamento dell’episodio acuto. Questo avviene perché il danno del trauma distorsivo non avviene solo a carico del tessuto legamentoso, ma anche del tessuto nervoso e muscolo-tendineo, intorno al complesso della caviglia.
Il tempo necessario per il recupero funzionale completo, qualunque sia il trattamento riservato al paziente (chirurgico o conservativo), varia dalle 3 alle 5 settimane; il tempo necessario prima di tornare al lavoro varia dalle 4 alle 7 settimane; e prima che il paziente possa ritornare alla pratica sportiva occorrono 10 settimane. I tempi di recupero, di solito, negli sportivi professionisti sono più corti perché il tempo riservato alla riabilitazione è molto maggiore rispetto ad uno sportivo amatoriale
I traumi distorsivi possono essere acuti (in seguito ad urti, contrasti, scontri o improvvisi cambi di direzione) o cronici (dopo carichi notevoli e prolungati). 
L’evento traumatico può portare, nella caviglia di un atleta, ad una patologia articolare, suddivisa in due quadri: 
quello della lassità, con lesioni capsulari, distensioni e lacerazioni del comparto legamentoso laterale e mediale della tibiotarsica e della sottoastragalica, che determinano una escursione articolare oltre i limiti fisiologici; 
quello dell’ instabilità, che l’atleta avverte come un segno di cedimento articolare durante il gesto sportivo ed anatomopatologicamente obiettivabile in una rottura più o meno totale dei legamenti.
SINTOMATOLOGIA DELLA DISTORSIONE
•Dolore vivo, localizzato a livello della zona anteriore del malleolo peroneale, che insorge durante la palpazione;
•Tumefazione modesta o cospicua a livello periarticolare ed articolare, segno della rottura della piccola arteriola passante al di sopra del legamento peroneo-astragalico      
  anteriore (segno di Robert-Jaspert);
•Limitazione funzionale causata dal dolore che il paziente avverte durante i movimenti dell’articolazione;
•Instabilità dell’ articolazione tibio-tarsica

IL TRATTAMENTO CONSERVATIVO

è diviso in 3 fasi: Acuta - Sub-acuta - Di Rieducazione Funzionale  
FASE ACUTA
Il protocollo più accreditato per le lesioni acute è il P.R.I.C.E. Protection Rest Ice Compression Elevation   In fase acuta gli obiettivi sono:
a) L’immobilizzazione;
b) Diminuzione degli "irritanti chimici" che causano dolore e favoriscono la "stasi tissutale" (ovvero l’edema);
c) La prevenzione di ulteriori sollecitazioni meccaniche della struttura lesa.
FASE SUBACUTA
In fase sub-acuta lo scopo del trattamento è quello di sottoporre il tessuto leso ad una serie di sollecitazioni meccaniche, utili per promuovere l’orientamento fisiologico delle fibre collagene.   Gli obbiettivi in questa fase sono:
a) L’eliminazione del dolore;
b) Il recupero della particolarità;
c) L’eliminazione dello spasmo muscolare;
d) L’eliminazione dell’edema;
e) Il recupero della forza muscolare.
Per raggiungere questi obbiettivi si utilizzano massaggi, terapie fisiche, tecniche di mobilizzazione e la cinesiterapia.
FASE DI RIEDUCAZIONE FUNZIONALE
Nella fase di rieducazione funzionale si mira al:
a) Recupero della propriocettività;
b) Recupero della forza;
c) Prevenzione delle recidive.  
IL BENDAGGIO FUNZIONALE O KINESIO TAPING : previene l’insorgere di ricadute o recidive quando si riprende l’attività motoria; evita i danni di una prolungata immobilizzazione o inattività funzionale; riduce i tempi di recupero, riattiva il flusso ematico.
Qualora si riporti una distorsione alla caviglia in luoghi avversi, lontano da possibili soccorsi, è bene non togliersi la scarpa per esaminare la lesione. Il conseguente dolore associato a gonfiore potrebbe infatti ostacolare il reinserimento del piede nella scarpa.

mercoledì 22 dicembre 2010

IL COLLAGENE:LA SUA NATURA, LA SUA STORIA, LE SUE PRINCIPALI APPLICAZIONI


Dott.ssa Valentina Fabbrini - Pharmacist Coach A.T.S.


La parola collagene deriva dal greco: colla – colla e gemno – generare, dare vita. L’aggettivo “collagenico” esprime al meglio la funzione di questa sostanza, poiché si tratta di una proteina che incolla ed unisce gli elementi cellulari dando di conseguenza origine al processo di formazione dei tessuti e degli organi.
Il collagene è il principale elemento fibroso di pelle, tendini, cartilagini, ossa, denti, membrane cornee e vasi di tutti i vertebrati, di cui costituisce, a seconda della specie, dal 50% all’80% di tutte le proteine dell’organismo.
Nonostante abbia una funzione fondamentale, il collagene è una proteina relativamente semplice.


L’unità strutturale del collagene è rappresentata dal tropocollagene (o tropocollageno), proteina con una massa molecolare di circa 285 KDa formata da tre catene polipeptidiche con andamento sinistrorso che si associano a formare una tripla elica destrorsa (trans di tipo2). Tutte le unità di tropocollagene hanno la stessa lunghezza, con la stessa ripetitività di amminoacidi: (Gly-X-Y)n, che implica quindi la presenza della glicina (Gly) ogni tre residui, mentre X ed Y sono spesso la prolina (Pro) e l’idrossiprolina (Hyp). Non ci saremmo aspettati che la prolina fosse così comune,
perché forma una piegatura nella catena polipeptidica che è difficile da ospitare nelle normali proteine globulari.
I filamenti di tropocollagene sono tenuti insieme da legami idrogeno, resi  possibili dalla presenza di glicine e dalla modifiche post-traduzionali di lisina e prolina. Entrambi questi due amminoacidi subiscono infatti un’ ossidazione per aggiunta di un gruppo ossidrile, con l’intento di permettere la formazione di legami a H e ridurre al contempo l’ingombro sterico. La prolina è modificata a idrossiprolina dall’enzima Prolina-Idrossilasi, che inserisce il gruppo -OH in corrispondenza del secondo carbonio dell’anello; mentre la lisina è modificata a idrossilisina dall’enzima Lisina Idrossilasi, che inserisce il gruppo -OH al posto del gruppo amminico della catena laterale della lisina. Entrambi gli enzimi agiscono in presenza del co-fattore acido ascorbico (vitamina C) e del co-substrato alfa-chetoglutarato che rendono possibile l’addizione di ossigeno al substrato.
Sfortunatamente noi non siamo in grado di sintetizzare la vitamina C nel nostro corpo e quindi dobbiamo procurarcela con la dieta altrimenti le conseguenze possono essere deleterie. La mancanza di vitamina C rallenta pertanto la produzione di idrossiprolina ed inibisce la costruzione di nuovo collagene, provocando infine lo scorbuto. I sintomi tipici dello scorbuto,quali  la perdita dei denti e la facile desquamazione della pelle, sono causati dalla mancanza di collagene per riparare le piccole lacerazioni provocate dalle attività quotidiane.
Esistono numerosissimi tipi di collagene propriamente detto e diverse proteine che hanno struttura polipeptidica largamente assimilabile al collagene. In letteratura sono stati finora descritti 28 tipi di collagene di cui ci limitiamo comunque a menzionare i primi cinque, di gran lunga i più importanti.
I.      Il collageno di tipo 1 rappresenta il 90% del collagene totale ed entra nella composizione dei principali tessuti
         connettivi, come pelle, tendini, ossa e cornea;
II.     quello di tipo 2 forma la cartilagine, i dischi intervertebrali ed il corpo vitreo;
III.   il tipo 3 riveste grande importanza nel sistema cardiovascolare,  nel fegato e nei polmoni ed è  anche il collagene del
         tessuto di granulazione in quanto viene prodotto velocemente ed in grandi quantità in sede di lesione tissutale,
         prima del collagene di tipo I, più resistente, da cui è successivamente sostituito;
IV.    il collagene di tipo 4 va a comporre la membrana basale ed è importante a livello di reni e diversi organi interni;
V.     il tipo 5 costituisce infine la superficie delle cellule, i capelli e la stessa placenta

Dalle origini della storia, l’uomo ha cercato un metodo per mantenersi giovane nel tempo, salvaguardando dunque la levigatezza della pelle del viso, la tonicità del corpo, la lucentezza dei capelli. Gli inizi della cosmetologia risalgono non a caso alle scritture storiche dedicate alla regina d’Egitto, Cleopatra, ed in particolar modo al declino dell’Impero Romano. Sappiamo però che il vero inizio risale agli anni Trenta del secolo scorso, quando in Germania, in collaborazione con gli scienziati polacchi di Poznań, nasce il primo preparato in grado di penetrare l’epidermide e di arrivare fino al derma. Si tratta di euceryt – la base della crema Nivea – che  però non soddisfa  le attese.
 Successive ricerche mirate all’invenzione di un preparato biologicamente attivo, di facile assorbimento ed allo stesso tempo efficace, danno il risultato desiderato solo negli anni Novanta del secolo scorso. Un gruppo di scienziati polacchi dell’Istituto Chimico dell’Università di Danzica, impegnato in ricerche piuttosto lontane dalla cosmetologia, scopre il collagene estratto dalla pelle di pesce, ma non vi è ancora nulla di sensazionale. Da molto tempo ormai  nella cosmesi e nella chirurgia (implantologia, fili chirurgici solubili, protesi  vascolari, medicazioni, pomate per la cura delle ustioni, smagliature e cicatrici) viene infatti applicato il collagene estratto dal derma bovino.
Gli scienziati di Danzica dimostrano tuttavia che la proteina di collagene aggiunta fino ad allora  ai cosmetici non è biologicamente attiva e viene percepita dall’organismo come un corpo estraneo. Il collagene ittico da loro estratto, invece, possiede la struttura tridimensionale degli aminoacidi, la cosiddetta “tripla ellisse”, identica a quella umana.
Poiché il collagene veniva estratto da un pesce che viveva in acque fredde, fu difficile conservare intatta l’attività biologica della proteina ad una  temperatura diversa da quella dei bacini in cui viveva  il pesce. Perciò i lotti di collagene sottoposti a test mantenevano la struttura tridimensionale della tripla ellisse solo a temperature comprese tra 5°C e 15°C. Questo divenne un problema chiave per le case farmaceutiche e cosmetiche che erano fortemente  interessate ad acquistare i diritti esclusivi sul prodotto, ma non volevano un preparato con quei problemi di conservazione. Test clinici effettuati negli anni 2001 e 2002 contemporaneamente in Stati Uniti, Canada, Francia e Kuwait, confermarono in maniera univoca l’importanza della scoperta con la riserva, però, che il collagene manteneva l’attività biologica a temperature che andavano dai 5°C ai 15°C.
Nella primavera del 2003, dopo una lunga, impegnativa e costosissima ricerca, un gruppo di ricercatori polacchi ottenne il collagene estratto dalla carpa testagrossa - (Hypophtalmichtys Molitrix) - che manteneva la sua struttura tridimensionale fino ai 22,6°C! La scoperta della formula permetteva di trasportare e conservare il collagene a temperatura ambiente - ossia fino ai 22,6°C (attualmente fino ai 27°C)  - senza danneggiare la tripla ellisse. Fu  inoltre collaudato il metodo di filtraggio attraverso le fibre del baco da seta che per la loro struttura, molto simile a quella  chimica del collagene, conservava intatta  la fragile catena delle proteine sorrette dai collegamenti dei ponti a idrogeno.
Nasce così il Collagene Naturale Bioattivo COLWAY che è un prodotto assolutamente rivoluzionario nella moderna cosmetologia non-invasiva.  Il costante uso del Collagene Naturale COLWAY, che è facile da assorbire, permette di ottenere in pochi minuti un effetto di profonda idratazione, rende la pelle più elastica ed  avvia la  ricostruzione generale della matrice cutanea extracellulare, auspicabile in caso ad esempio di ustioni, cicatrici o smagliature. Diviene reale persino la possibilità di attenuare visibilmente le rughe.
Oltre che  per uso topico, il collagene è attualmente disponibile per os così da ottenere effetti potenziati, a livello sistemico, principalmente per il trattamento di dolori muscolo-scheletrici diffusi.
A tale riguardo è interessante un prodotto di recente elaborazione: Genacol, un collagene idrolizzato, prodotto da una ditta canadese attraverso un processo enzimatico e rimodulato, noto come Tecnologia Sequenziale AminoLock. Si tratta di un approccio esclusivo, sviluppato dal dipartimento di ricerca e sviluppo del DirectLab Inc. che consiste nel rialzamento degli amino/peptidi del collagene, secondo i più alti standards biotecnologici ed in coerenza a tutte le esigenze governative. Questo processo ci offre un prodotto contenente i principali cinque tipi di collagene essenziali a compensarne la carenza dovuta ad un processo fisiologico come l’invecchiamento o patologico come artrite, artrosi o sclerodermia.
I prodotti di collagene non sono tutti identici e non tutti forniscono un collagene medicinale adeguato. La maggioranza dei prodotti di collagene ha una media di assorbimento del 20%. E’ stato dimostrato che Genacol è il prodotto che presenta il tasso di biodisponibilità più alto tra tutti quelli presenti sul mercato,compresi quelli offerti sotto forma di liquidi.
Si tratta di un prodotto di collagene di altissima qualità, in capsule da 400 mg senza alcun agente di conservazione e di riempimento. Nessun altro prodotto di collagene possiede la stessa concentrazione di acidi amminici specifici presenti in Genacol®. Si sfrutta a tal fine la matrice di collagene , una sostanza formulata a partire dal collagene puro, che stimola la produzione endogena di diversi tipi di collagene e che, se utilizzata regolarmente, produce nel corpo dei risultati eccezionali, come testimoniato da molti atleti professionisti.


1.    Jacqueline Gareau,
       Atleta internazionale di maratona
        
In seguito all’uso di Genacol®, ecco la sua testimonianza.
“ BUONGIORNO, COME PROBABILMENTE SAPRETE, SONO STATA UN’ATLETA DI LIVELLO INTERNAZIONALE DI MARATONA PER QUASI 15 ANNI E SONO TUTTORA UNA GRANDE SPORTIVA CHE PRATICA CORSA, CICLISMO, SCI DI FONDO E MARCIA NORDICA. SFORTUNATAMENTE, DIECI ANNI FA, MI SONO STRAPPATA IL MENISCO DEL GINOCCHIO DESTRO E DA ALLORA, SOFFRO DI UN MALESSERE COSTANTE A CAUSA DI UNA CARENZA DI CARTILAGINE IN SEGUITO AD UNA OPERAZIONE. FORTUNATAMENTE, HO AVUTO L’OCCASIONE NEL 2005 DI PROVARE IL PRODOTTO GENACOL®, E QUESTO MI HA PERMESSO DI CONTINUARE A PRATICARE TUTTI I MIEI SPORTS  CON MOLTA PIÙ FACILITÀ E NOTO UN’EVIDENTE DIMINUZIONE DEL DOLORE. IO SONO ANCHE MESOTERAPEUTA, E APPREZZO MOLTO I BENEFICI CHE MI DONA GENACOL®. HO PROVATO FREQUENTEMENTE DEI DOLORI ALLE ARTICOLAZIONI DEI POLSI E DELLE MANI, MA DOPO AVER PROVATO GENACOL® PER UN PERIODO DI TEMPO, HO RISCONTRATO UN NETTO MIGLIORAMENTO E UN RECUPERO MOLTO PIÙ RAPIDO. SONO DAVVERO MERAVIGLIATA DAL PRODOTTO GENACOL® E LO RACCOMANDO VIVAMENTE A TUTTI COLORO CHE HANNO DEI DOLORI ARTICOLARI.”

2.     Jacques Rougeau,        Lottatore professionista
      

“UN ANNO E MEZZO FA, IN OCCASIONE DI UN INCONTRO DI LOTTA, MI SONO GRAVEMENTE FERITO ALLA SPALLA SINISTRA : STRAPPI AI LEGAMENTI E AL TENDINE DELLA SPALLA. CREDEVO DAVVERO CHE FOSSE LA FINE DELLA MIA CARRIERA. DOPO UN CONSULTO MI HANNO PRESCRITTO DEGLI ANTI-INFIAMMATORI, MA SENZA ALCUN SUCCESSO. IL DOLORE PERSISTEVA. UN GIORNO, UNO DEI MIEI ALLIEVI MI HA SUGGERITO IL COLLAGENE GENACOL®, MA ERO SCETTICO.
DATO CHE CONTINUAVO L’ALLENAMENTO E CHE LA FERITA CONTINUAVA AD INFASTIDIRMI, HO DECISO DI PROVARE GENACOL®. NEL GIRO DI UN MESE, AVEVO GIÀ OTTENUTO DEI BUONI RISULTATI. PRIMA DI ASSUMERE GENACOL®, LA MIA SPALLA FUNZIONAVA AL 25%. DOPO DUE MESI DI GENACOL®, ECCO CHE LA MIA SPALLA FUNZIONA ALL’ 80%!!!
HO TESTATO COME GENACOL® AIUTASSE A RICOSTRUIRE I TESSUTI, ED È VERO PERCHÉ IO NE SONO LA PROVA VIVENTE !!! HO VISTO GLI ECCELLENTI RISULTATI DI GENACOL® E POSSO AFFERMARE CHE È UN PRODOTTO INCREDIBILE. LO CONSIGLIO A TUTTI GLI ATLETI CHE SOFFRONO DI DOLORI ALLE ARTICOLAZIONI, AI TENDINI E AI DOLORI MUSCOLARI IN GENERE !!!”


3.     Marie-Helà-ne Leboeuf, 26 anni,
        Campionessa mondiale W.K.A. 2003-2005 Karate
       
“ESSENDO ATLETA DI ALTO LIVELLO DA DIVERSI ANNI, MI CAPITA SPESSO DI AVERE A CHE FARE CON DELLE FERITE. DA DIVERSI MESI, SOPPORTAVO DEI DOLORI TERRIBILI AL NERVO SCIATICO. NON POTENDO PRENDERE NESSUN ANTI-INFIAMMATORIO PERCHÈ SONO ALLERGICA, NON SAPEVO PIÙ CHE FARE. UN GIORNO, QUALCUNO MI HA PARLATO DI GENACOL® DICENDOMI CHE POTEVA SICURAMENTE AIUTARMI. A QUALCHE MESE DAI CAMPIONATI DEL MONDO, NON AVEVO PIÙ NIENTE DA PERDERE E HO DUNQUE DECISO DI PRENDERE QUESTO PRODOTTO NATURALE. CON MIA GRANDE SORPRESA, IL DOLORE SI È ATTENUATO E HO RITROVATO LA FLESSIBILITÀ  CHE AVEVO PERDUTO. HO PERCIÒ CONTINUATO IL TRATTAMENTO E IL DOLORE È COMPLETAMENTE SCOMPARSO. SONO RITORNATA DAL CAMPIONATO DEL MONDO CON UNA FERITA GUARITA E DUE MEDAGLIE!”

MATRICE GENETICA: il nomade tornerà a camminare


  
  Quanto è importante per voi scegliere il giusto materasso?
  Quanto è importante per voi avere un cuscino ortopedico?
  E quanto è importante avere una sedia ergonomica?

  Sono in molti, che per obblighi lavorativi, sono costretti a   

  mantenere ogni giorno posizioni che il proprio organismo
  trasforma in 
atteggiamenti,
  trasformati a loro volta in vizi posturali ed in definitiva dolori.
  Pare che la maggior parte delle persone conduca uno stile
  di vita sempre meno salutare, improntato alla ricerca di
  soluzioni 
alternative per eliminare tensioni e stress negativo
  accumulato.



La domanda che molti si pongono è: Cosa dovrei fare per star bene?

Non esistono due persone uguali, ogni essere è unico e particolare, con vizi posturali, asimmetrie evidenti e con il passare dell’età, degenerazioni varie.
Ciò che ricordo ad ogni persona che scopre particolari atteggiamenti nella propria postura, è che il nostro corpo si sviluppa innanzitutto secondo la funzionalità e non rientra nella nostra natura il mantenimento di un aspetto simmetrico.
Il motivo può essere ricercato nel fatto che Il cuore sia posizionato leggermente a sinistra nel mediastino, e che il battito cardiaco generi una continua oscillazione. Fegato, milza, stomaco ed intestino non sono speculari, inoltre lo sviluppo della lateralità e la funzionalità della nostra specifica attività lavorativa sono alcuni fattori che giustificano una normale asimmetria corporea.
La postura umana non è il semplice risultato di leggi fisiche ma piuttosto un compromesso tra le situazioni ambientali, le componenti osteo-mio-articolari e lo stato psicologico.
Detto ciò, l’assenza di dolore è una delle caratteristiche della postura corretta oltre che fondamentale per essere in salute.
I disturbi muscoloscheletrici sono oggi tra i più frequenti problemi segnalati dai lavoratori,
come si evince dalla 4° Indagine Europea sulle Condizioni di Lavoro (Fourth European Working Conditions Survey,2005) il “mal di schiena” rappresenta il disturbo più spesso lamentato dai lavoratori (25%) seguito dai “dolori muscolari” (23%) e “dall’affaticamento” (23%).  La cosa incredibile è che potremmo trovare la stessa incidenza di mal di schiena nell’Unione Nazionale Minatori Africani (Amwu)come tra gli impiegati di un qualsiasi ufficio comunale in Italia.
Molte persone passano intere giornate lavorative sedute, si spostano sul sedile di una macchina o di un treno e dopo aver cenato passano alcune ore sul divano… prima di sdraiarsi sul letto.
I ritmi e le necessità della società moderna ci obbligano spesso a cambiare la nostra scala di priorità oltre che privarci di un’attivazione fisica istintiva e naturale. Citando il pensiero di David Arsuffi sull’Involuzione Motoria, “pur andando a svolgere un allenamento costante in palestra, ci troviamo ad eseguire esercizi nuovamente seduti su altri macchinari” (chest press, leg extension, shoulder press, lat machine…e via dicendo) ed il senso di tutto ciò, pare essere quello di uno statico succedaneo alle nostre reali esigenze.


SEDENTARIO O NOMADE?



I dolori alla schiena nei soggetti sedentari compaiono spesso dopo aver mantenuto una      posizione per molto tempo, generalmente sono dovuti ad una mancanza di allenamento dei muscoli addominali e del dorso, in quanto quest’ultimo aumenta progressivamente il peso
sulla colonna vertebrale e genera tensioni ed in alcuni casi infiammazioni.
L’obiettivo principale di ogni persona dovrebbe essere quello di mantenere le curve
fisiologiche della propria colonna vertebrale con priorità di non accentuarle.I muscoli

deputati al mantenimento della postura, sono detti anche muscoli statici o tonici ed
hanno una funzione 
prevalentemente stabilizzatrice.
E’ interessante sapere che questi muscoli sono lenti e resistenti, e con il
passare del tempo evolvono progressivamente verso l’accorciamento ed
una conseguente riduzione di elasticità. Ciò comporta un’eccessiva
compressione articolare, causa di artrosi, riduzione dell’ampiezza
del movimento, tendinite molte delle altre degenerazioni, in poche
parole una mancanza di allenamento ci rende biologicamente più vecchi.
In alcune parti del mondo vivono popolazioni capaci di ricordare il significato
della nostra forma fisica, dediti al cammino, alla caccia, alla raccolta e alla
costruzione, esempi di estrema versatilità, della capacità di adattamento
a diverse temperature e ai diversi ambienti terrestre ed acquatico.        

Queste persone vivono rispettando la propria natura, secondo codici genetici sempre attuali.

  Sarebbe normale non riconoscersi nelle loro abitudini, ma è    
  altrettanto importante capire che condividiamo la stessa matrice, 
  infatti il nostro organismo mantiene determinate funzioni ed esige 
  precise condizioni.
  Persuadere se stessi al mantenimento di un “normale” stile di vita
  sedentario e pensare all’attività fisica come un hobby, conduce
  esclusivamente ad un conflitto interiore causa di frustrazione, scarsa
  autostima e pessime capacità di valutazione.
  Molti studi dimostrano come l’industrializzazione abbia modificato le
  capacità fisiche dell’uomo, peggiorandone il grado di adattamento e
  rendendolo soggetto ad una serie di nuove patologie.  Uno studio  

  condotto su 985 individui, sia uomini che donne, residenti in Tanzania, di cui:
130 appartenenti al popolo Masai, 371 agricoltori, 484 abitanti della città, ha dimostrato dagli esami del sangue e check-up, che i nomadi denotavano uno stato di salute ottimale: colesterolo nella norma, valori al di sotto di ogni rischio, decisamente migliori degli altri gruppi analizzati.
Non riferivano dolori osteo-mio-articolari di alcun tipo e l’insorgenza di malattie cardiovascolari
nei Masai era un fatto raro, così come il sovrappeso.


 










La popolazione del Kenya spende circa 2500 chilocalorie    grazie ai km percorsi ogni giorno a piedi. Per ottenere lo stesso stato di salute Masai, i ricercatori suggeriscono agli occidentali
di camminare per 20 km al giorno e ciò potrebbe sembrare facile ma frigorifero-divano, divano frigorifero è un percorso troppo breve.
Tentare di modificare eccessivamente la propria natura per fini commerciali e farlo in nome “dell’evoluzione”, illude molte persone di essere migliori, altresì il risultato evidente è lo smarrimento della propria identità genetica e la nascita di forme poco affini alla salute.

                                                                          
   (Fonte:www.realestateradiousa.com)
  Jimi Heselden, il proprietario della società che  

  produce i Segway, è morto precipitando da un   
  dirupo mentre stava testando un nuovo modello  
  del famoso monopattino.
  L’incidente si è verificato nello Yorkshire, in   

  Inghilterra, lungo il fiume Wharfe. Stando alle 
  prime ricostruzioni delle autorità, Heselden stava  
  provando una versione del Segway studiata per
  compiere fuoristrada quando avrebbe perso il  
  controllo del mezzo, cadendo infine da un 
  precipizio. 



 "Io per la mia salute farei di tutto, tranne la dieta e il moto" (Oscar Wilde) 

            


IL RISVEGLIO DEL NOMADE: TORNARE A CAMMINARE



   Qualsiasi miglioramento voi cerchiate in termini di
   salute includerà il movimento e tornare a camminare
   sarà il primo passo per riscoprire il potenziale di cui
   disponete.
   Se non avete tempo per fare attività fisica…trovatelo,
   sarà la
scelta

   migliore per la vostra vita.
   E se non siete ancora disposti a fare sport, iscrivervi
   in palestra o correre al parco, cominciate a camminare.

   Ci sono degli ottimi motivi per cominciare a camminare:
   non costa soldi e non è richiesta un’iscrizione.
   Non c’è un abbigliamento particolare da indossare e basta
   un paio di scarpe comode per iniziare.
   Camminare regolarmente vi aiuterà a migliorare la resistenza 

   aerobica,
   a bruciare calorie e migliorare la respirazione, creando inoltre un
   condizionamento adeguato per passare ad un’attività fisica più 

   intensa.



 IL GRANDE SALTO: LA CRESCITA INTERIORE


Per coloro che si sentono già pronti ad effettuare il grande salto, e per chi già cammina.
Osservando lo stile di vita delle popolazioni indigene è possibile trarre illuminanti spunti di
riflessione per capire i principi che regolano il nostro organismo e la nostra vita.

Il fenomeno dell’adattamento: Matrice Genetica 

il Corpo Umano conserva una funzionalità di base, rapportata alla quantità di lavoro che svolge normalmente. Se un agente esterno, come una malattia, uno sbalzo di temperatura, un trauma o uno sforzo, provoca un cambiamento, l’organismo reagisce con uno stress, cioè con una reazione volta all’adattamento ad una nuova situazione. Lo shock stimola l’organismo ed il contro-shock lo induce a reagire. Se l’agente esterno, nel nostro caso uno sforzo fisico, è superiore come intensità e durata alle possibilità di difesa dell’organismo, si ha una fase di esaurimento. Se invece l’organismo riesce ad organizzare una reazione efficace, ci sarà unadattamento.
Nel caso di una persona che solleva dei pesi, si arrampica su di un albero o combatte, l’adattamento riguarderà la forza, nel caso della persona che cammina per molti chilometri riguarderà la resistenza. Lo scopo di allenarsi è quello di adattare l’organismo a sostenere sforzi sempre più intensi, con il principio della supercompensazione.
Il fenomeno dell’adattamento non conosce mode, è un dogma della natura e sarà sempre valido, che viviate nelle foreste o nelle metropoli sarà un riferimento per il vostro allenamento ed il vostro lavoro. E’ ciò che ci ha permesso di essere qui, oggi.
Camminando effettuiamo un viaggio metaforico dentro noi stessi, ci aiuta a comprendere il nostro atteggiamento di fronte al cambiamento ed a sviluppare la capacità di adattamento.

Equilibrio dinamico: l’unità Mente/Corpo e l’Universo
In assoluta sintonia con il concetto Olistico, possiamo affermare che mente e corpo sono un’unità inscindibile in grado di condizionare la percezione propria della vita.
Tale conoscenza è comune nelle popolazioni tribali, esse ripongono grande attenzione a non interferire negativamente sul loro equilibrio interiore, eccedendo nell’attenzione ad una delle due parti.
Tuttavia pare che dedicare tempo a se stessi, non sia un argomento convincente per la maggior parte degli individui della società moderna, ma l’autoconsapevolezza e la crescita personale sono necessari al fine di apprendere un linguaggio emozionale che ci aiuti a sviluppare una nuova sensibilità e intelligenza sociale. Il nomade è maestro nell’abilità di socializzare, padroneggiando il linguaggio dei segni e dei sentimenti può entrare in sintonia con gli altri, alimentando e mantenendo amicizie durature
Guardando il proprio percorso, il nomade capisce che i pianeti, il sole e la Terra stessa sono in movimento perpetuo e si chiede: perché l’uomo dovrebbe fermarsi? Quando un bambino piange, basta prenderlo in braccio e camminare per interrompere le sue lacrime. Allo stesso modo, il leggero oscillare della culla, provocato dal braccio della mamma, stimola il neonato ad abbandonarsi al sonno. Il nomade si mantiene vicino all’essenza mentre il sedentario, civilizzato, urbano e pantofolaio, ha smarrito la direzione più profonda.
Il cammino ha un grande potere curativo, e solitamente durante il percorso vengono in mente le idee più belle.
Immaginate di essere in una spiaggia alle otto del mattino con la sola compagnia dei gabbiani e delle acque calme, il mare sembra una tavola lucente nella quale si disegnano le sfumature del sole. In quel momento, nella mente, approdano i pensieri più belli. Vivere di certi stupori, migliora il nostro stato d’animo
L’uomo deve muoversi, è lui stesso cielo, pianeta e orbita. 
Il nomade tornerà a camminare perché ha capito che il Viaggio stesso è la Meta

Dai Tuareg del Sahara agli aborigeni australiani, dai boscimani del Kalahari ai pastori erranti nel deserto del Gobi, esistono milioni di persone che non solo culturalmente (com’è il caso dei nomadi globali) ma addirittura fisicamente hanno inscritte nei propri geni le matrici della mobilità, così come dell’autonomia, della cooperazione e del rapporto simbiotico con l’ambiente. Da un’analisi dei punti di contatto e delle differenze sostanziali tra culture differenti può dunque emergere con più nitidezza il profilo del nuovo nomade, in grado di riconoscere e recuperare i valori dell’erranza tradizionale per integrarli nella complessità del suo presente, dove le esigenze del vivere si mescolano all’uso sempre più massiccio e irrinunciabile delle nuove tecnologie.
“Mi sento di fare un augurio a tutti quei camminatori e quei corridori che percorrono questo pianeta, Ilmoto è vita, e la vita si nutre di quella mobilità che fa del mondo un luogo di mutamenti”. Bruce Chatwin 


Questa lettura vuole essere un mezzo per stimolare una riflessione, un ponte con la parte istintiva del nostro essere spesso limitata dalle abitudini. il ricordo che nella vita ci sono cambiamenti che possono avvenire in un momento, e decisioni che cambiano la vita, migliorare il vostro stato fisico è una di queste.

C’è un detto nella cultura Masai: "Fin che puoi ..Salta"

Sveglia il Nomade e ricomincia a camminare.

Giacomo Catalani