giovedì 30 dicembre 2010

LA DISTORSIONE DELLA CAVIGLIA IN AMBITO SPORTIVO



Dott.Francesco Daveri - Coach A.T.S.


"Una caviglia lesa e instabile rappresenta il presupposto di distorsioni recidivanti, si comprende quindi l’importanza di una buona rieducazione dopo un episodio distorsivo"
In Italia si stimano circa 50000 traumi distorsivi alla caviglia al giorno, questo significa che è uno dei traumi più comuni negli sport e nelle attività ricreative.

La distorsione alla caviglia è il più frequente trauma muscolo-scheletrico dell’arto inferiore. Gli sport dove questo trauma è più frequente, in ordine crescente, sono: pallavolo (56%), basket (55%), calcio (51%)e la corsa di resistenza(40%).
Nella distorsione alla caviglia quasi sempre rimane un dolore residuo abbastanza significativo che comporta una limitazione funzionale. Anche dopo che il trauma è stato curato si ha una percentuale variabile di pazienti, che va dal 10% al 30%, che lamentano una sintomatologia cronica caratterizzata da sinoviti, tendinopatie, rigidità, aumento di volume, dolore ed insufficienza muscolare, associati o meno ad instabilità del collo del piede con difficoltà a deambulare su terreni irregolari o episodi distorsivi recidivanti, a prescindere dal trattamento dell’episodio acuto. Questo avviene perché il danno del trauma distorsivo non avviene solo a carico del tessuto legamentoso, ma anche del tessuto nervoso e muscolo-tendineo, intorno al complesso della caviglia.
Il tempo necessario per il recupero funzionale completo, qualunque sia il trattamento riservato al paziente (chirurgico o conservativo), varia dalle 3 alle 5 settimane; il tempo necessario prima di tornare al lavoro varia dalle 4 alle 7 settimane; e prima che il paziente possa ritornare alla pratica sportiva occorrono 10 settimane. I tempi di recupero, di solito, negli sportivi professionisti sono più corti perché il tempo riservato alla riabilitazione è molto maggiore rispetto ad uno sportivo amatoriale
I traumi distorsivi possono essere acuti (in seguito ad urti, contrasti, scontri o improvvisi cambi di direzione) o cronici (dopo carichi notevoli e prolungati). 
L’evento traumatico può portare, nella caviglia di un atleta, ad una patologia articolare, suddivisa in due quadri: 
quello della lassità, con lesioni capsulari, distensioni e lacerazioni del comparto legamentoso laterale e mediale della tibiotarsica e della sottoastragalica, che determinano una escursione articolare oltre i limiti fisiologici; 
quello dell’ instabilità, che l’atleta avverte come un segno di cedimento articolare durante il gesto sportivo ed anatomopatologicamente obiettivabile in una rottura più o meno totale dei legamenti.
SINTOMATOLOGIA DELLA DISTORSIONE
•Dolore vivo, localizzato a livello della zona anteriore del malleolo peroneale, che insorge durante la palpazione;
•Tumefazione modesta o cospicua a livello periarticolare ed articolare, segno della rottura della piccola arteriola passante al di sopra del legamento peroneo-astragalico      
  anteriore (segno di Robert-Jaspert);
•Limitazione funzionale causata dal dolore che il paziente avverte durante i movimenti dell’articolazione;
•Instabilità dell’ articolazione tibio-tarsica

IL TRATTAMENTO CONSERVATIVO

è diviso in 3 fasi: Acuta - Sub-acuta - Di Rieducazione Funzionale  
FASE ACUTA
Il protocollo più accreditato per le lesioni acute è il P.R.I.C.E. Protection Rest Ice Compression Elevation   In fase acuta gli obiettivi sono:
a) L’immobilizzazione;
b) Diminuzione degli "irritanti chimici" che causano dolore e favoriscono la "stasi tissutale" (ovvero l’edema);
c) La prevenzione di ulteriori sollecitazioni meccaniche della struttura lesa.
FASE SUBACUTA
In fase sub-acuta lo scopo del trattamento è quello di sottoporre il tessuto leso ad una serie di sollecitazioni meccaniche, utili per promuovere l’orientamento fisiologico delle fibre collagene.   Gli obbiettivi in questa fase sono:
a) L’eliminazione del dolore;
b) Il recupero della particolarità;
c) L’eliminazione dello spasmo muscolare;
d) L’eliminazione dell’edema;
e) Il recupero della forza muscolare.
Per raggiungere questi obbiettivi si utilizzano massaggi, terapie fisiche, tecniche di mobilizzazione e la cinesiterapia.
FASE DI RIEDUCAZIONE FUNZIONALE
Nella fase di rieducazione funzionale si mira al:
a) Recupero della propriocettività;
b) Recupero della forza;
c) Prevenzione delle recidive.  
IL BENDAGGIO FUNZIONALE O KINESIO TAPING : previene l’insorgere di ricadute o recidive quando si riprende l’attività motoria; evita i danni di una prolungata immobilizzazione o inattività funzionale; riduce i tempi di recupero, riattiva il flusso ematico.
Qualora si riporti una distorsione alla caviglia in luoghi avversi, lontano da possibili soccorsi, è bene non togliersi la scarpa per esaminare la lesione. Il conseguente dolore associato a gonfiore potrebbe infatti ostacolare il reinserimento del piede nella scarpa.

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