Dott.Francesco Daveri - Coach A.T.S.
"Una caviglia lesa e instabile rappresenta il presupposto di distorsioni recidivanti, si comprende quindi l’importanza di una buona rieducazione dopo un episodio distorsivo"
La distorsione alla caviglia è il più frequente trauma muscolo-scheletrico dell’arto inferiore. Gli sport dove questo trauma è più frequente, in ordine crescente, sono: pallavolo (56%), basket (55%), calcio (51%)e la corsa di resistenza(40%).
Nella distorsione alla caviglia quasi sempre rimane un dolore residuo abbastanza significativo che comporta una limitazione funzionale. Anche dopo che il trauma è stato curato si ha una percentuale variabile di pazienti, che va dal 10% al 30%, che lamentano una sintomatologia cronica caratterizzata da sinoviti, tendinopatie, rigidità, aumento di volume, dolore ed insufficienza muscolare, associati o meno ad instabilità del collo del piede con difficoltà a deambulare su terreni irregolari o episodi distorsivi recidivanti, a prescindere dal trattamento dell’episodio acuto. Questo avviene perché il danno del trauma distorsivo non avviene solo a carico del tessuto legamentoso, ma anche del tessuto nervoso e muscolo-tendineo, intorno al complesso della caviglia.
Il tempo necessario per il recupero funzionale completo, qualunque sia il trattamento riservato al paziente (chirurgico o conservativo), varia dalle 3 alle 5 settimane; il tempo necessario prima di tornare al lavoro varia dalle 4 alle 7 settimane; e prima che il paziente possa ritornare alla pratica sportiva occorrono 10 settimane. I tempi di recupero, di solito, negli sportivi professionisti sono più corti perché il tempo riservato alla riabilitazione è molto maggiore rispetto ad uno sportivo amatoriale
I traumi distorsivi possono essere acuti (in seguito ad urti, contrasti, scontri o improvvisi cambi di direzione) o cronici (dopo carichi notevoli e prolungati).
L’evento traumatico può portare, nella caviglia di un atleta, ad una patologia articolare, suddivisa in due quadri:
quello della lassità, con lesioni capsulari, distensioni e lacerazioni del comparto legamentoso laterale e mediale della tibiotarsica e della sottoastragalica, che determinano una escursione articolare oltre i limiti fisiologici;
quello dell’ instabilità, che l’atleta avverte come un segno di cedimento articolare durante il gesto sportivo ed anatomopatologicamente obiettivabile in una rottura più o meno totale dei legamenti.
SINTOMATOLOGIA DELLA DISTORSIONE
•Dolore vivo, localizzato a livello della zona anteriore del malleolo peroneale, che insorge durante la palpazione;
•Tumefazione modesta o cospicua a livello periarticolare ed articolare, segno della rottura della piccola arteriola passante al di sopra del legamento peroneo-astragalico
anteriore (segno di Robert-Jaspert);
•Limitazione funzionale causata dal dolore che il paziente avverte durante i movimenti dell’articolazione;
•Instabilità dell’ articolazione tibio-tarsica
•Tumefazione modesta o cospicua a livello periarticolare ed articolare, segno della rottura della piccola arteriola passante al di sopra del legamento peroneo-astragalico
anteriore (segno di Robert-Jaspert);
•Limitazione funzionale causata dal dolore che il paziente avverte durante i movimenti dell’articolazione;
•Instabilità dell’ articolazione tibio-tarsica
IL TRATTAMENTO CONSERVATIVO
è diviso in 3 fasi: Acuta - Sub-acuta - Di Rieducazione Funzionale
FASE ACUTA
Il protocollo più accreditato per le lesioni acute è il P.R.I.C.E. Protection Rest Ice Compression Elevation In fase acuta gli obiettivi sono:
a) L’immobilizzazione;
b) Diminuzione degli "irritanti chimici" che causano dolore e favoriscono la "stasi tissutale" (ovvero l’edema);
c) La prevenzione di ulteriori sollecitazioni meccaniche della struttura lesa.
a) L’immobilizzazione;
b) Diminuzione degli "irritanti chimici" che causano dolore e favoriscono la "stasi tissutale" (ovvero l’edema);
c) La prevenzione di ulteriori sollecitazioni meccaniche della struttura lesa.
FASE SUBACUTA
In fase sub-acuta lo scopo del trattamento è quello di sottoporre il tessuto leso ad una serie di sollecitazioni meccaniche, utili per promuovere l’orientamento fisiologico delle fibre collagene. Gli obbiettivi in questa fase sono:
a) L’eliminazione del dolore;
b) Il recupero della particolarità;
c) L’eliminazione dello spasmo muscolare;
d) L’eliminazione dell’edema;
e) Il recupero della forza muscolare.
Per raggiungere questi obbiettivi si utilizzano massaggi, terapie fisiche, tecniche di mobilizzazione e la cinesiterapia.
a) L’eliminazione del dolore;
b) Il recupero della particolarità;
c) L’eliminazione dello spasmo muscolare;
d) L’eliminazione dell’edema;
e) Il recupero della forza muscolare.
Per raggiungere questi obbiettivi si utilizzano massaggi, terapie fisiche, tecniche di mobilizzazione e la cinesiterapia.
FASE DI RIEDUCAZIONE FUNZIONALE
Nella fase di rieducazione funzionale si mira al:
a) Recupero della propriocettività;
b) Recupero della forza;
c) Prevenzione delle recidive.
a) Recupero della propriocettività;
b) Recupero della forza;
c) Prevenzione delle recidive.
IL BENDAGGIO FUNZIONALE O KINESIO TAPING : previene l’insorgere di ricadute o recidive quando si riprende l’attività motoria; evita i danni di una prolungata immobilizzazione o inattività funzionale; riduce i tempi di recupero, riattiva il flusso ematico.
Qualora si riporti una distorsione alla caviglia in luoghi avversi, lontano da possibili soccorsi, è bene non togliersi la scarpa per esaminare la lesione. Il conseguente dolore associato a gonfiore potrebbe infatti ostacolare il reinserimento del piede nella scarpa.
Qualora si riporti una distorsione alla caviglia in luoghi avversi, lontano da possibili soccorsi, è bene non togliersi la scarpa per esaminare la lesione. Il conseguente dolore associato a gonfiore potrebbe infatti ostacolare il reinserimento del piede nella scarpa.
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